martedì 30 luglio 2013

Per 4 persone

Difficoltà: facile

Tempo: 50 minuti

Ingredienti:
  • 250 g di lasagne
  • 100 g di prosciutto crudo a fette spesse
  • 2 scatole di pisellini fini al naturale
  • 80 g di burro 
  • 2 cucchiai di cipolla tritata
  • 2 confezioni di panna fresca
  • 1 ciuffo di basilico
  • 1 cucchiaio di olio extravergine d'oliva
  • 6 cucchiai di parmigiano reggiano grattugiato 
  • sale e pepe
Preparazione:
Fate rosolare in un'ampia padella 50 g di burro, la cipolla e il prosciutto tagliato a cubetti.  Aggiungete i piselli sgocciolati dal liquido di conservazione, mescolate e lasciate insaporire. Versate la panna, salate e insaporire con abbondante pepe e lasciate sul fuoco per 5 minuti; dopodichè aggiungete le foglie di basilico lavate e tagliuzzate. • Ritagliate la pasta in misura della pirofila che intendete usare e lessatela per 1 minuto in acqua bollente salata versando un filo d'olio. Sgocciolatela e disponetela in una pirofila imburrata, alternandola al sugo di pisellini e prosciutto e spolverizzando ogni strato con il formaggio grattugiato, soprattutto, l'ultimo strato e ai bordi per far sì che la pasta non si secchi durante la cottura. • Coprite con un foglio di alluminio e riponete la pirofila in forno caldo a 180° e fate cuocere per 10 minuti.





Per 4 persone

Difficoltà: facile

Tempo: 50'

Ingredienti:
  • 320 g di trofie fresche
  • 250 g di pomodorini 
  • 50 g di provolone piccante
  • 200 g di patate
  • 1 dl di olio extravergine d'oliva
  • 2 spicchi d'aglio
  • 40 g di pinoli 
  • 10 foglie di basilico
  • 10 foglie di menta
  • 40 g di pecorino fresco in un solo pezzo
  • sale e pepe
Preparazione:
Lavate e lessate le patate con la buccia per 30 minuti. Pelatele e tagliatele a dadini molto piccoli. • Lavate, asciugate e tagliate a spicchi i pomodorini. Mettete in una padella antiaderente  3 cucchiai di olio e uno spicchio d'aglio e rosolate i pomodorini; aggiungete il sale, il pepe e i pinoli. • Lavate il basilico e la menta e frullateli insieme ad uno spicchio d'aglio, il provolone, l'olio rimasto, sale e pepe. Unite il composto al sugo di pomodorini e accorpate le patate. • Lessate le trofie in abbondante acqua bollente e salata secondo il tempo di cottura indicato sulla confezione e scolatele al dente, tenendo da parte 1 mestolino dell'acqua di cottura. Fatele saltare velocemente in padella con il sugo e ammorbitele con l'acqua di cottura precedentemente conservata. • Cospargete il pecorino ridotto in scaglie, mescolate e servite.







Per 4 persone

Difficoltà: media

 Tempo: 1 h

   Ingredienti:
  • 8 grosse seppie già pulite
  • 600 g di patate
  • 2 uova
  • 80 g di pangrattato 
  • 80 g di pecorino grattugiato 
  • 2 spicchi d'aglio
  • 2 cucchiai di prezzemolo tritato
  • 4 cucchiai di olio extravergine d'oliva
  • 1 cucchiaino di origano
  • sale e pepe

Preparazione:
Lavate bene le seppie e asciugatele. Staccate i tentacoli dalle sacche e tritateli.  Battete in una ciotola le uova con un pizzico di sale e pepe. Amalgamate 40 g di pangrattato e altrettanto pecorino, 1 spicchio d'aglio tritato, 1 cucchiaio di prezzemolo, i tentacoli delle seppie tritati e un cucchiaio di olio. Impastate bene e imbottite con il composto le seppie. Chiudetele delicatamente con uno stecchino. • Mondate le patate, tagliatele a fette molto sottili e sistematene poco più della metà sul fondo di una larga teglia. Cospargetele con 1 dl circa di acqua lievemente salata, collocatevi sopra le seppie e ricopritele con il resto delle patate. • Mettete il pangrattato rimasto in una ciotola e aggiungete il pecorino e il prezzemolo rimasti. Tritate un aglio e aggiungetelo al pangrattato insieme all'origano e mescolate. Distribuite il composto sulle patate e cospargete il tutto con il rimanente olio. Cuocete in forno già caldo per circa 40 minuti.




















Per 4 persone

Difficoltà: facile

Tempo: 1 h e 5'

Ingredienti:
  • 500 g di zucca
  • 120 g di scamorza affumicata
  • 1 cucchiaio di rosmarino tritato
  • 1 cucchiaio di prezzemolo tritato
  • 3 uova
  • 60 g di pecorino grattugiato
  • 50 g di farina bianca 
  • 80 g di pangrattato 
  • olio per friggere 
  • sale e pepe
Preparazione:
Prendete della polpa di zucca tagliata a tocchetti e fatela cuocere per 20 minuti sulla placca del forno a 180 ° C. • Passatela al mixer e raccogliete il passato in una ciotola insieme alla scamorza affumicata tagliata a cubetti, il rosmarino e il prezzemolo. Unite un uovo, il pecorino grattugiato, 3 cucchiai di pangrattato, sale, pepe e amalgamate. • A parte sbattete le uova rimanenti e posizionate in due diversi piatti la farina bianca e il restante pangrattato. • Friggetele in abbondante olio molto caldo, scolatele su carta da cucina e servitele subito.






domenica 28 luglio 2013

                            Custodi della salute

Il 1912 è l'anno di nascita del termine vitamina, inventato dal biochimico polacco Casimir Funk per indicare una sostanza utile alla vita. In quel tempo non si sapeva ancora come e perchè fossero utili. Funk ed altri scienziati stavano studiando alcune malattie particolarmente diffuse: la pellagra, il beriberi, il rachitismo, lo scorbuto, l'anemia perniciosa. Tutte, in qualche modo, tendevano a manifestarsi quando l'alimentazione era scarsa oppure, pur essendo abbondante, non era abbastanza varia. I marinai, ad esempio, che durante i lunghi mesi di navigazione si nutrivano solo di cibi a lunga conservazione (gallette, fagioli, carne salata) e non avevano a disposizione frutta e verdura, si ammalavano di scorbuto. Chi mangiava solo riso si ammalava di beriberi; chi si nutriva prevalentemente di polenta era colpito sovente da pellagra. Funk concluse, quindi, che in certi tipi di alimentazione doveva mancare qualche principio attivo essenziale, le vitamine appunto.

                        

                     Una lettera, un numero

Una prima classificazione, tuttora valida fu fatta nel 1913 da McCollum e Davis, che divisero le vitamine in gruppo A (quelle disciolte nei grassi) e in gruppo B (quelle disciolte in acqua). Le scoperte andarono via via aumentando e ad ogni nuova vitamina venne assegnata una lettera dell'alfabeto. Se più sostanze apparivano strettamente imparentate tra di loro venivano indicate dalla medesima lettera, seguita da un numero (vitamina B1, B2, B6...).


                        Cibi freschi e crudi 

Oggi conosciamo una ventina di vitamine e sappiamo ormai con certezza che si tratta di sostanze organiche, a base di carbonio, che non possono essere prodotte dal nostro organismo, ma devono essere introdotte dall'esterno con un'alimentazione quanto più possibile varia. Esse sono abbondanti, soprattutto, nei cibi freschi e crudi. La cottura prolungata e la lunga conservazione molto spesso distruggono il contenuto vitaminico di un cibo. Grandi produttori e fornitori di vitamine sono gli ortofrutticoli. In parte minore il regno animale. 
Svolgono una funzione essenziale nell'assimilazione di alcuni cibi e in alcune attività fondamentali come la difesa dalle malattie, la produzione di globuli rossi, il buon funzionamento degli occhi, la formazione delle ossa, la corretta nutrizione dei miliardi di cellule che formano il nostro corpo.

Vitamina A - Fu estratta per la prima volta dal burro e dal tuorlo d'uovo nel 1913. Si trova in quantità abbondante nel fegato di pescecane e, un po' di meno, in quello di fegato di merluzzo. Quantità ancora minori si trovano nel fegato di bue o di maiale, nel burro e nelle uova. Alcune piante, in particolare le carote, possiedono sostanze capaci di promuovere la formazione di vitamina A. Essa è molto utile nella cura di una particolare malattia della retina.

Vitamina B - Le vitamine del gruppo B sono diverse e sono le uniche indispensabili a tutti gli esseri viventi, in quanto controllano la nutrizione e la crescita. Si trovano nel lievito di birra, nel frumento, nelle lenticchie, nel prosciutto cotto, nel pane, negli spinaci e in molti altri alimenti.

Vitamina C - Combatte lo scorbuto, le emorragie, la cattiva assimilazione degli alimenti, le infezioni. E' presente negli agrumi, ma anche nelle fragole, nelle castagne, nei peperoni, nei cavoli, nelle rape, negli spinaci e nel prezzemolo.

Vitamina D - Fondamentale per combattere il rachitismo perchè aiuta il corpo ad utilizzare il calcio, costituente base delle ossa. Più si è esposti ai raggi ultravioletti del sole e più è efficace.

Vitamina F - Serve al funzionamento dei muscoli lisci, come lo stomaco. Combatte alcune malattie della pelle. Si trova nel burro, nel lardo, nel grasso di bue, nel latte, nell'olio d'oliva e di semi.

Vitamina K - Controlla la coagulazione del sangue ed ha un'azione protettiva delle vene e delle arterie. La assumiamo mangiando spinaci, cavolfiori, pomodori, carote, piselli, patate, soia e funghi.

Vitamina PP - E' essenziale nel funzionamento delle cellule della respirazione. La contengono il lievito secco, l'estratto di fegato, il germe di grano, il merluzzo, la carne fresca di bue.



Il segno della croce è uno dei gesti più significativi del culto cristiano, perchè con esso vengono ricordati due misteri fondamentali della fede: la Santissima Trinità e la passione e la morte di Gesù Cristo.
Si tratta di una tradizione antichissima. I primi cristiani usavano "segnarsi" in tutti i momenti più importanti della giornata: quando si alzavano, quando entravano o uscivano di casa, quando si mettevano a tavola. Lo stesso gesto compivano i martiri prima di affrontare il supplizio.
Il segno della croce si fa con la mano destra non solo perchè la maggioranza delle persone usa preferibilmente questa mano per compiere qualsiasi azione, ma anche perchè nella tradizione popolare la destra simboleggia il bene e la sinistra il male. Naturalmente un gesto così eloquente di fede cristiana va compiuto con la mano "buona". Questo però non significa che fare il segno della croce con la mano sinistra sia proibito in modo assoluto: l'importante è che sia fatto con devozione e non con un atteggiamento dispregiativo.
Quando facciamo il segno della croce, noi portiamo la mano destra dalla fronte al petto, poi alla spalla sinistra e, infine, alla spalla destra. In Oriente, invece, portano la mano dalla fronte al petto, poi, prima che sulla spalla sinistra, a quella destra, perchè in greco la formula che si recita dice "del Santo Spirito" (anzichè dello Spirito Santo) e si vuole pronunciare la parola "Spirito" mentre si tocca la spalla sinistra, che è la parte del cuore.

Sull'origine del nome Italia ci sono diverse teorie e leggende. C'è chi sostiene che deriverebbe dal nome di un certo principe Italo che anticamente avrebbe compiuto delle imprese epiche nella parte meridionale della nostra penisola. Altri si ricollegano al mito di Ercole che, attraversando l'Italia per condurre in Grecia il Gerione, avrebbe perso un capo di bestiame e, avendo saputo che secondo l'idioma locale quella bestia si chiamava vitulus, avrebbe denominato Vitalia tutta la regione.
Anche molti scrittori latini mettono in connessione il termine vitulus (vitello) con il nome Italia. La nostra penisola avrebbe cioè assunto questa denominazione in quanto "terra dei vitelli". Gli studiosi moderni hanno accettato, per lo più, questa teoria, correggendola però parzialmente: Italia significherebbe non tanto "terra dei vitelli", quanto piuttosto "terra degli Itali", un'antica popolazione che avrebbe avuto per totem un vitello dal quale avrebbe preso il proprio nome.
Qualunque sia la tesi più attendibile, è certo però che originariamente il nome Italia si riferiva soltanto all'estremità meridionale della nostra penisola, cioè ad una parte dell'odierna Calabria. Più tardi si estese anche alla Campania e, quando Roma assoggettò al suo dominio tutti i popoli compresi fra l'Arno e lo stretto di Messina, esso passò ad indicare tutto questo territorio. Sotto l'imperatore Ottaviano (63 a.C.-14 d.C.) il nome fu esteso ufficialmente a tutta la penisola, fino all'arco alpino e, con Diocleziano (245-313 d.C.) furono amministrativamente riunite sotto lo stesso nome anche le isole.


                                                                                                      
Si potrebbe rispondere che l'Italia è un Paese d'origine vulcanica. Ma in questo modo non si spiega nulla e si sarebbe imprecisi.
La nostra penisola si è formata in epoca geologicamente molto recente ed è sorta dal mare per le spinte geologiche che hanno avvicinato il Nordafrica all'Europa. Fra queste zone continentali si trovava un mare, la Tetide, il cui fondo era attraversato da una frattura che comunicava direttamente con un grandissimo serbatoio di magma (cioè di lava fusa). L'innalzamento del fondo marino ha portato in superficie sia i sedimenti sul fondo della Tetide (che ora formano i rilievi dell'Appennino e della Sicilia) sia quella frattura con i suoi vulcani.
Si può dire che tutti i vulcani d'Europa (esclusi quelli dell'Islanda) si trovino in Italia. Il Vesuvio, l'Etna e lo Stromboli sono i più importanti e conosciuti ma non sono i soli. Altri, in parte spenti o di scarsa attività, si trovano nell'Italia centrale e meridionale e persino nel fondo dei mari. I laghi di Vico, di Nemi, di Bracciano, di Genzano, di Albano si sono formati nei crateri di antichi vulcani. I campi Flegrei, una zona a nord di Napoli, sono punteggiati da tanti vulcanelli. Inoltre, nel golfo di Napoli sono di origine vulcanica le isole di Capri e di Ischia.
Altre regioni della Terra sono ugualmente ricche di vulcani, come le Antille il Giappone e le Isole della Sonda. Una delle cause di questo fenomeno sta nel fatto che lungo certe linee del nostro pianeta vi sono fessure che mettono in comunicazione l'acqua del mare con il fuoco interno, proprio come nell'antico Mediterraneo. Se osservate bene una carta geografica, noterete che i vulcani si trovano quasi tutti nelle vicinanze del mare e, alcuni addirittura al centro degli oceani, come l'Islanda e le Isole Hawaii.


L'usanza di aggiungere al nome un "soprannome" cominciò verso la fine dell'Impero romano. Nel Medioevo quasi tutti avevano un cognome. A fianco del nome si iniziò a mettere il nome del padre, o il mestiere esercitato, o la località d'origine, o particolari caratteristiche dei parenti.
In un secondo tempo questi "soprannomi" vennero ereditati, con storpiature e modifiche varie, anche dai discendenti. L'ufficializzazione dei cognomi avvenne verso la metà del 1500 quando il Concilio di Trento stabilì che i parroci segnassero nei registri dei battesimi non solo i nomi ma anche i cognomi.
Il mare è salato perchè nelle sue acque sono disciolte numerose sostanze, fra cui in massima parte cloruro di sodio, cioè il comune sale da cucina.
Sono stati i fiumi a creare questa situazione. Il mare si è formato con l'acqua che era nell'aria e che cadeva sotto forma di pioggia. La prima acqua che ha formato i mari non era, quindi, salata ma dolce. Nel terreno vi sono, però, molti sali e i fiumi sciolgono questi sali riversandoli poi nel mare. Il sole a sua volta fa evaporare l'acqua marina, ma non il sale disciolto in essa, cosicchè l'acqua che ricade sotto forma di pioggia o di neve e che va ad alimentare i fiumi non è più salata. Per questo i fiumi sono di acqua dolce, quando partono dalla sorgente, mentre quando arrivano al mare hanno raccolto i sali del terreno e li aggiungono al quantitativo che già si trova disciolto nell'acqua del mare. 
Ogni anno evaporano dagli oceani 120 mila chilometri di acqua pressochè pura, che poi - come abbiamo detto - ritorna al mare "carica" di sali. Questo ciclo dell'acqua fa aumentare ogni anno la salinità degli oceani.
Il grado di salinità non è uguale dappertutto: i mari freddi sono generalmente meno salati di quelli caldi, che subiscono un'evaporazione molto più intensa; i mari aperti sono meno salati di quelli chiusi.
Le acque più salate si trovano nel Mar Morto, un lago al confine tra la Giordania e Israele. Questo lago si trova a 395 metri sotto il livello del mare (massima depressione della Terra): la salinità delle sue acque è di 27,5 per cento. In ogni litro ci sono disciolti 275 grammi di sali. L'acqua del Mar Morto è così densa che chi mi si immerge riesce a galleggiare facilmente.

sabato 27 luglio 2013

E' la tattica più semplice ed efficace per perdere peso in fretta e senza sforzo: bevi 2 litri d'acqua al giorno e puoi smaltire fino a 5 Kg


E' la prima raccomandazione per perdere peso: bere spesso e di più, perchè l'acqua elimina le tossine che si trasformano in grasso ed è il miglior dimagrante che esista in natura. 
Bere è un gesto naturale che deve diventare un'abitudine quotidiana. I benefici sono subito visibili: inizia a bere 2 litri di acqua al giorno e dopo una settimana noterai che il corpo è più tonico e asciutto, la pelle è più compatta e si attenua la fame nervosa.
Se fai fatica a bere, l'estate è la stagione per cambiare le tue abitudini: il rialzo delle temperature e l'aumento della sudorazione aumentano la voglia di liquidi.



Perchè bere acqua fa dimagrire?

1. L'acqua, soprattutto se fredda, STIMOLA IL METABOLISMO: quando beviamo acqua fredda, infatti, il corpo deve riscaldarla e, per portarla alla temperatura interna, consuma calorie ed evita l'accumulo di nuovo grasso, oltre a smaltire quello già depositato. Attenzione però: bisogna berla lentamente, a piccoli sorsi, per consentire all'organismo di assimilarla poco alla volta e di portarla a temperatura interna. Non solo: è stato scientificamente calcolato che bere regolarmente un litro e mezzo di acqua fredda al giorno per tutto l'anno porta il metabolismo a bruciare fino a 17.400 calorie e di conseguenza a smaltire ben 5 kg nell'arco dei 12 mesi.
L'acqua che riattiva il metabolismo deve essere preferibilmente naturale: un'acqua eccessivamente gassata può provocare gonfiore. Se però non ti piace l'acqua liscia, scegline una moderatamente gassata, meglio se bicarbonato-magnesiaca, che migliora i processi digestivi e ti consente di berne di più senza affaticare lo stomaco.
L'acqua che aiuta a dimagrire va bevuta sempre a digiuno: la mattina appena svegli, prima dei pasti principali, a metà mattina e a metà pomeriggio e anche durante l'attività fisica. 
Evita, invece, di bere mentre mangi, per non affaticare la digestione e non favorire la formazione di gas addominali, che fanno dilatare il punto vita e favoriscono sonnolenza e rallentamento metabolico.

2. Bere acqua combatte la stipsi, RIATTIVA L'INTESTINO e svuota la pancia, con un rapido effetto sgonfiante e rimodellante a livello del punto vita.

Contrariamente a quello che si pensa, l'acqua non gonfia ma "asciuga" il corpo: questo avviene perchè l'acqua idrata l'intestino e favorisce lo smaltimento delle tossine che ristagnano nell'addome e provocano meteorismo e fermentazione. Ricordati anche che, quando l'intestino è intasato, "pesa" sulla parte bassa del corpo e sulle vene di gambe e bacino, favorendo la stasi linfatica e l'aumento della ritenzione idrica. Per la medicina cinese l'intestino è l'organo-chiave della salute perchè riceve il nutrimento, lo trasforma e poi lo ritrasmette a tutto il corpo. Ma perchè tutte queste funzioni vengano svolte in modo efficace, occorre che l'intestino sia ben idratato: se bevi poca acqua, infatti, provochi la disidratazione delle mucose del tratto digerente, infiammi i tessuti e favorisci stipsi e gonfiore.
Più bevi e più ripulisci l'intestino in profondità, ritrovando un addome piatto e tonico. In più, idratando i tessuti potrai ridurre anche ritenzione idrica e cellulite...

3. L'acqua CONTRASTA RITENZIONE IDRICA e cellulite perchè migliora la diuresi e spazza via le scorie che, infiltrandosi in profondità, si trasformano in adipe.

I ristagni sono tipici delle persone che, oltre a bere poco, seguono un'alimentazione ricca di sodio, contenuto nel sale bianco da cucina, nei salumi, nei cibi conservati e precotti, nel dado da cucina, nelle salse pronte e nei prodotti da forno. Ma un eccesso di sodio nel tempo blocca i reni, l'intestino e anche il metabolismo: per eliminarlo e smaltire in fretta il sovrappeso, la migliore medicina è l'acqua. Bere tanto, infatti, diluisce gli accumuli di sodio, aiuta i reni a funzionare meglio, fa urinare più di frequente e stimola il corpo a smaltire le scorie acide, che sono responsabili della ritenzione, della cellulite e del sovrappeso.
Per aumentare l'azione drenante, è consigliabile scegliere un'acqua ricca di potassio: questo minerale fortemente alcalinizzante, è indispensabile per eliminare l'eccesso di acidità organica e per migliorare la funzionalità renale. Per aumentare il potassio nell'acqua, basta arricchirla con limone, malva e ortica. E per un effetto sgonfiante ancora più marcato, abbina anche le docciature drenanti; le docciature calde e fredde alternate riattivano il circolo e tonificano le flaccidità.

4. Bere prima dei pasti RIDUCE L'APPETITO: bastano 2 bicchieri prima di iniziare a mangiare per riempire lo stomaco, ridurre l'assorbimento calorico e placare immediatamente la sensazione di fame.

L'ultimo grande beneficio dell'acqua lo noti sul fronte della fame: l'acqua, infatti, riempie lo stomaco e, di conseguenza, mitiga l'appetito. Per questo la tattica giusta è bere l'acqua prima dei pasti, circa 15 minuti prima di andare a tavola. In questo modo potrai ridurre l'appetito di oltre il 50% e diminuire naturalmente le porzioni che consumi durante i pasti. E non è tutto: l'acqua riduce anche la fame che si manifesta all'improvviso a digiuno; quando arriva nello stomaco, infatti, diluisce la concentrazione dei succhi gastrici e mitiga l'appetito. Per questo dovresti sempre avere a portata di mano un piccolo thermos di acqua o infusi in ogni momento della giornata.





Si sa da tempo che l'aceto influisce sul peso corporeo. Alcuni ricercatori dell'Università di Seul, in Corea, hanno realizzato uno studio sugli effetti dimagranti dell'aceto, in seguito pubblicato su Diabetes Metabolism Journal. I ricercatori hanno sottoposto alcune cavie a una dieta caratterizzata da un elevato numero di grassi associati ad una quantità significativa di aceto balsamico. L'aceto si è dimostrato utile nel limitare gli effetti negativi dei grassi sulle cellule beta del pancreas, quelle che producono insulina. Questo risultato dimostrerebbe che un consumo moderato di aceto, soprattutto nel contesto di una dieta ricca di grassi, aiuta a prevenire l'iperglicemia, che non solo predispone allo sviluppo di diabete, ma è anche responsabile dell'accumulo di adipe.